COSA VUOL DIRE AVVENTO?

Mi interessa quello che fai, cerco con gli occhi se ci sei, ho voglia di ascoltare quello che pensi, quello che provi. Perchè sei importante per me. Possiamo dirlo in mille modi a chiunque incontriamo, perché Qualcuno l'ha detto a noi.

Il Signore del cielo e della terra ci risveglia per ricordarci che Lui è venuto per questo: per dirci che per Lui siamo importanti e per insegnarci che allo stesso modo gli altri lo siano per noi. Questo vuol dire AVVENTO.

Il signore ce lo ricorda, di nuovo, anche in quest'anno ingabbiato da mascherine, distanze di sicurezza, igienizzazioni, dolori, rabbie, insofferenze. Viene. Viene per dirci che c'è un posto per noi nel suo cuore libero, e da lì la vita non si vede più come un affollato spazio da cui rifuggire, e neppure come territorio da conquistare a spintoni o sotterfugi.

Vista dal Cuore di Gesù la vita diventa un viaggio da condividere.

Buon cammino d'Avvento!


1. domenica di Avvento - 29 novembre 2020

Mc 13, 33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Per tanti, e oggi ancor di più, l'avvenire è motivo di affanno, tristezza, paure. Si prospetta come la perdita di faticose conquiste o l'impossibilità di raggiungere i propri obiettivi.  «Vegliate» chiede Gesù «ai suoi discepoli» e a tutti noi. Vegliate, cioè aspettate, pazientemente, senza frenesia. Un mondo dove è virtù sempre più rara l’avere pazienza, mettersi diligentemente in coda, sottostare alle regole di prudenza, Gesù ci chiede di attendere, come il contadino, la maturazione dei frutti della terra, seminati con speranza. Perchè? Perchè la capacità di attendere consente all’uomo di essere vigile, pronto ad accogliere il Signore; con la luce accesa, la casa pulita e in ordine, la tavola imbandita, così come faremmo con il più caro amico, la più cara amica. È il Signore che attendiamo. E che ci attende. Sempre.


2. domenica di Avvento - 6 dicembre 2020

Mc 1, 1-8

Un vero educatore non è preoccupato di richiamare su di sé l'attenzione di discepoli o scolari, bensì sulla verità che è chiamato a trasmettere. Deve quindi, in un certo senso, rendersi trasparente perché essi si possano concentrare sempre e solo sulla verità annunciata.

È tentazione per l'educatore, per l'adulto, per il genitore, proporre se stesso come modello e tendere quindi a creare nei propri figli, o nei giovani a lui affidati, la propria immagine. Giovanni Battista invece è un vero educatore perchè rinvia all'unico Maestro. Dice infatti Giovanni: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Ed è consapevole dei propri limiti: «Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Giovanni Battista non sequestra la libertà dei suoi discepoli ma è pronto a farsi da parte, a diminuire se stesso perché l'altro, l'unico Maestro, sia conosciuto.
Come Giovanni anche la Chiesa, con le parrocchie e i singoli, è chiamata a trasmettere fedelmente il Vangelo, per essere il dito che potentemente ed efficacemente indica Gesù, per svelare sempre più nitidamente il Suo volto.


Festa della Immacolata Concezione di Maria - 8 dicembre 2020

Lc 1,26-38

Dio cerca la sua dimora in mezzo a noi, ma prima della dimora cerca una mamma. Gesù vorrebbe Maria, immacolata da sempre, totalmente libera da egoismi, come mamma. Ma non si impone: chiede. Attraverso un suo messaggero, Dio chiede ad una persona la sua collaborazione per la realizzazione di una grande impresa. E nella persona di Maria Dio ha trovato la piena disponibilità alla realizzazione del suo piano di salvezza.

Cerchiamo dunque anche noi di farci attenti agli annunci che Dio ci continua a fare, tramite i suoi angeli, tramite coloro che abitano vicino a noi. Possiamo imparare da Maria ad avere un occhi ed orecchi capaci di cogliere la presenza di Dio, di un Dio che non ama starsene lontano, in qualche cielo, ma un Dio che si rende accessibile, che si pone al nostro livello, per permetterci di parlarare con Lui. E' proprio un Sì, pieno ma tremante, che permette a Dio di vivere la nostra umanità.


Vangelo del giorno - mercoledì 9 dicembre 2020

Mt 11,28-30

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»

Sì, quante volte ci sentiamo stanchi! E il nostro cuore lo sa che in Te possiamo riposare. A volte però si affanna e lo dimentica. E allora:

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il Suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i Suoi benefici.


3. domenica di Avvento - 13 dicembre 2020

Gv 1,6-8.19-28

Colpisce una annotazione molto curiosa dell’evangelista Giovanni. Egli scrive che il Battista «confessò e non negò» (Gv 1,20). Eppure, davanti a tre interrogazioni sulla sua identità, la confessione di Giovanni Battista si traduce in una triplice negazione: «In non sono», «Non lo sono», «No». E' come se il Vangelo ci volesse suggerire che il testimone autentico non è colui che si presenta da sé, con tanto di curriculum, ma è l’uomo che, prima di tutto, sa bene chi non è. Tuttavia Giovanni non è uno che ha smarrito la propria identità: sa di essere voce, sa di essere un mezzo attraverso il quale la Parola si può esprimere.

Quando accade invece che noi perdiamo la nostra identità? Quando crediamo di essere sopra gli altri, o vogliamo essere ciò che gli altri si aspettano. Accade, infatti, di preoccuparsi per la propria immagine, di affannarsi per raggiungere il consenso in quanto tale, di logorarsi per avanzare nella carriera. In altre parole perdiamo la nostra identità nel momento in cui mettiamo al centro della nostra esistenza noi stessi. Una situazione, questa, che ci impedisce di vivere nella gioia.

Il cammino per giungere alla gioia, infatti, è quello di accogliere Dio nella storia che Lui sta scrivendo con me e in me. Nella prima esortazione apostolica sulla gioia Papa Francesco ricorda: la missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere, se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n.273)

La terza domenica d’Avvento ci invita alla gioia, poiché si avvicina il grande giorno: la Luce del mondo si presenta come bambino che chiede solo di essere accolto.


4. domenica di Avvento - 20 dicembre 2020

Lc 1,26-38

Un angelo apparve un tempo anche a Gedeone dicendo «Il Signore è con te». Lui ebbe una reazione che potrebbe assomigliare alla nostra, specie in questo momento.
 

Gedeone gli rispose: «Signor mio, se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo?» (Giudici, 6, 13)


Quanto è diversa la reazione di Maria! Indaga, Maria, cerca di comprendere la volontà di Dio e, attraverso l'angelo, ha anche il coraggio di interrogare Dio. Ogni vocazione, ogni chiamata da parte di Dio ha una risposta se i chiamati si aprono ad essa con tutto il loro essere e cercano di comprenderla nella loro vita, sempre più profondamente, anche chiedendone a Dio spiegazione. Spesso capita di contrapporre alla chiamata i nostri  sogni aspettandoci da Lui soltanto l’aiuto per realizzarli. Maria non contrappone a Dio alcun suo progetto, Gli chiede soltanto qual è il ruolo che intende affidarle, per poi dire:
 

«avvenga per me secondo la tua parola» 


"Avvenga" è un ottativo ed esprime il lieto desiderio di Maria di vedere presto realizzato in lei il progetto del Signore. Con il suo "Avvenga" Maria si consegna a Dio. E Dio si consegna all’umanità prendendo vita nel seno di una giovane donna. In un rapporto di reciproca fiducia.